COSA FAREBBE ADESSO L’AMORE ? ( ilblogdellanima@gmail.com )



 COSA FAREBBE  ADESSO L’AMORE ?

NOI  ESSERI  UMANI  ABBIAMO  CREATO   INTORNO  ALL’    AMORE    UNA  REALTA’   BASATA  

SULLA  PAURA . CI RIEMPIAMO LA BOCCA DELLA PAROLA “AMORE”

E PENSIAMO CHE  “AMARE”  SIA LA COSA PIU’ FACILE E SPONTANEA CHE POSSIAMO FARE ,

MA IGNORIAMO COMPLETAMENTE CHE L’ IDEA STESSA CHE ABBIAMO DELL’AMORE SI BASA

SULLA PAURA ,

LA PAURA DI ESSERE FERITI , LA PAURA DI RIMANERE SOLI , LA PAURA … DI NON ESSERE AMATI.

LA PAURA   DOMINA   LA  NOSTRA  ESPERIENZA  DELL’AMORE ,  E  LE  DA’ UN’ IMPRONTA

INDELEBILE. 

SE QUALCOSA CI FERISCE , CI CHIUDIAMO IN NOI STESSI E CI ALLONTANIAMO DALL’AMORE ,


SENZA ACCORGERCENE ,  SIAMO  NOI  CHE  STABILIAMO  LE  REGOLE   E   FISSIAMO   LE  NOSTRE 

LINEE   GUIDA .  MA  L’AMORE  E’  TUTTO  CIO’   CHE  ESISTE,


L’AMORE VERO E’ APERTURA, E’ ACCOGLIENZA E NON HA PAURA DI OFFRIRE SE STESSO NE’ DI

METTERSI IN GIOCO ,  NON HA PAURA DI SBAGLIARE , NE’ DI SOFFRIRE .


QUANDO  NELLA  NOSTRA   VITA  AFFRONTIAMO  DIFFICOLTA’ ,  PREOCCUPAZIONI ,  DUBBI    E  

PAURE  PREFERIAMO  DIMENTICARE ,  VOLTARE LE SPALLE, CHIUDERCI NEL NOSTRO ORGOGLIO ,

RIMUOVERE IL PROBLEMA , PIUTTOSTO  CHE  RISPONDERE  SEMPLICEMENTE   A   QUESTA  

DOMANDA: 

 COSA   FAREBBE   ADESSO   L’AMORE ?  

LA   SOFFERENZA   NON  HA   NIENTE   A   CHE  FARE   CON   GLI   EVENTI ,  MA   CON   LA 

REAZIONE   CHE    CIASCUNO 

HA   VERSO    DI   ESSI  .  CIO’   CHE   ACCADE   E’    SOLO    CIO’    CHE    ACCADE ,   MA  COME  

NOI   

LO   PERCEPIAMO ,   E’   UN’ALTRA    QUESTIONE .

NON  POSSIAMO   AVERE   TUTTO  CIO’  CHE  VOGLIAMO .  QUESTA  RICHIESTA  SIGNIFICHEREBBE  
CHE  CI  MANCA 
QUALCOSA  E  CHIEDERLO  PRODURREBBE  QUELLA  PRECISA  ESPERIENZA :  IL  SENSO  DELLA 
MANCANZA  NELLA  NOSTRA  VITA .
ARRIVA  UN  MOMENTO  IN  CUI  DOBBIAMO  RITIRARCI  NEL  NOSTRO  SPAZIO 
DIVINO ;  QUESTO  CI  PORTERA‘  UNA  GRANDE  PACE  DELLO  SPIRITO , E  DA  UNO  SPIRITO  IN 
PACE  FLUISCONO  GRANDI  IDEE ,  IDEE  CHE  POTREBBERO  ESSERE  LA  SOLUZIONE  AI 
PROBLEMI   PIU’  GRANDI  CHE  CREDIAMO  DI  AVERE .  
ABBIAMO  FRAINTESO  DIO  E  NOI  STESSI ,  MA  SIAMO  UNA  COSA  SOLA ,  NON  ESISTE 
SEPARAZIONE . DIO  VUOLE  PER  NOI  QUELLO  CHE  NOI  VOGLIAMO  PER  NOI ;  NIENTE  DI  PIU’ 
NIENTE  DI  MENO .  NON  DOVREMMO  PREOCCUPARCI 
DI  COME  ANDARE  AVANTI ;  I  VERI   MAESTRI  SONO  QUELLI  CHE  HANNO  SCELTO  DI  VIVERE , 
NON  DI  SOPRAVVIVERE ;  ANDIAMO  AVANTI,  FACCIAMO  QUALSIASI  COSA  CHE  AMIAMO 
VERAMENTE E  NIENT ’ALTRO .
ABBIAMO  COSI’  POCO  TEMPO , COME  POSSIAMO  PENSARE  DI  SPRECARE  IL  NOSTRO  TEMPO 
FACENDO  COSE 
CHE  NON  CI  PIACCIONO :  QUESTO  NON  E ’  VIVERE ,  QUESTO   E ‘  MORIRE . 

Conversazioni  con  Dio 
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IL SINTOMO ( ilblogdellanima@gmail.com)




Nell’educazione che abbiamo ricevuto, nessuno ci ha mai detto che il nostro corpo parla, nessuno
del resto ha mai dato troppa importanza al corpo. Ci hanno insegnato a darlo per scontato e ad
accorgerci di lui solo quando si ammala; ma forse è proprio per questo che si ammala … per  attirare la nostra attenzione.
Senza che ce ne rendiamo conto, il nostro corpo ci  sussurra qualcosa , ci parla senza sosta; ci manda una sensazione, un prurito, una contrazione, un piacevole calore; il battito del cuore cambia ritmo, arriva uno starnuto, ci duole la schiena, ci prude un occhio, abbiamo dormito male, siamo di cattivo umore, una tosse ci infastidisce, ci facciamo una ferita o addirittura una frattura.
Visto che il sussurro non è servito e da parte nostra non è intervenuta nemmeno la più piccola
elaborazione, il corpo prende l’iniziativa di alzare il volume, non sussurra più e comincia a
parlare; ecco allora che sopraggiunge un dolore in una precisa parte del corpo, una malattia che ci blocca a letto per qualche giorno, una angoscia più forte, attacchi di panico, vertigini, febbre e raffreddore. Anche in questo caso il corpo vuole attirare la nostra attenzione, ci impedisce di avanzare distrattamente e ci invita ad una riflessione.
L’arresto forzato che ci viene imposto ha lo scopo di farci ritirare in noi stessi, vuole promuovere un momento introspettivo di silenzio ed abbandono nella solitudine del nostro letto o della nostra  casa.
Il nostro corpo non vorrebbe molto, possiede in sé la capacità di guarire e di ristabilirsi,
vorrebbe solo che ascoltassimo quello che vuole dirci proprio attraverso il linguaggio che ha
usato, quello del SINTOMO e del PUNTO esatto del corpo in cui il sintomo si è manifestato.
Ma la nostra prima preoccupazione è appunto far sparire il sintomo ed allora, con una bella
martellata alla spia che lampeggia, ci convinciamo che tutto sia tornato a posto e continuiamo
sulla  vecchia strada, arrogantemente incuranti dell’occasione redentiva ed evolutiva che avevamo disposizione.
 
Per poter tenere a bada la paura della morte, la gente esige rassicurazioni e garanzie e
l’interpretazione simbolica e psichica queste garanzie non le dà. La medicina classica e la scienza, invece, sembrano garantire serietà e sicurezze perché si basano su considerazioni razionali e scientificamente dimostrate. Se ciò fosse vero dovrebbe significare che ogni malattia ed ogni paziente guariscono tutti allo stesso modo e che sarebbe sufficiente un’applicazione rigorosa di un
identico protocollo per permettere a ciascuno di ritornare in salute; sappiamo bene che la realtà è
diversa ed ognuno guarisce o meno, secondo una storia che gli è propria.
Se per caso sopraggiungerà un sintomo, ricordate che è una spia che si accende e che ha qualcosa di interiore, di emotivo da esprimere.
Interrompiamo il bisogno meccanico di farlo immediatamente sparire, concediamoci il coraggio di non considerarlo più come una minaccia ingiusta e cattiva, ma come un dono che il nostro corpo ci fa per permetterci di capire qualcosa di importante, di essenziale per la nostra salute sia fisica che psichica.
Provate a ricordare e ad accettare, che prima che il sintomo si manifesti, l’Anima già soffre da tempo. Solo dopo che il disagio e il dolore hanno preso piede nell’Anima, è l’Anima che si ammala per prima e se l’equilibrio fra il dentro ed il fuori non viene ricreato, allora la contraddizione interiore, lo sfregamento dell’Anima, si manifesta nel corpo, suona l’allarme, lampeggia la spia.
Proviamo allora, forse per la prima volta, a vivere il sintomo non più come qualcosa che minaccia ingiustamente il nostro quieto vivere  ma come un dono meraviglioso che il nostro corpo ci fa per  trasmettere un segnale importante, un’occasione preziosa ed  indispensabile al nostro benessere.
Impariamo a ricordare che in quel segnale fastidioso c’è l’indicazione di una mappa interiore da seguire e da integrare per poter guarire; è come se il corpo ci dicesse:

“Su, coraggio, andiamo insieme a togliere le erbacce che infestano il tuo giardino interiore;
non avere paura, segui i miei preziosi segnali, renditi attento alle indicazioni che con la mia
Divina Sapienza ti sto fornendo.
Non associare la malattia alla morte, la malattia è solo una divina occasione di miglioramento,
di elaborazione, di crescita, la malattia è una sfida alla tua pigrizia ed alla tua passività.
Smetti di delegare al mondo esterno gli elementi necessari alla tua crescita, non servirti di
tutte quelle scatoline di cartone piene di medicinali per calmare le tue paure; credi davvero
che il tuo medico per il semplice fatto che ha fatto degli studi, possa risolvere le contraddizioni
interiori che animano la tua esistenza e che rappresentano la tua più preziosa occasione
evolutiva ?
Per quanto tempo vorrai ancora delegare ad altri la responsabilità che compete solo a te?
Vuoi trovare una via di sviluppo che ti porti maggiore autenticità e benessere o vuoi
continuare a sentirti in balia di tutto, sempre maggiormente preda dei tuoi demoni interiori?
La Vita è bella, ma non ne hai ancora trovato la bellezza.
Il Paradiso è sulla terra e tu speri di trovarlo da qualche altra parte.... non  è  vero ??
 (  ilblogdellanima  )

IPNOTIZZATI DALLA MENTE ( ilblogdellanima@gmail.com )




Se riesco ad entrare dentro di me e a creare uno stato di sincera ed obiettiva “presenza” devo riconoscere che oggi, in me, non c’é stabilità, non c’é IO.

Anche se mi è difficile ammetterlo e vorrei sostenere il contrario, in verità non conosco me stesso e affronto la mia esistenza come se fosse piu’ una sopravvivenza che un reale piacere di vivere e di fare esperienza. Assillato dagli impegni quotidiani e dalle responsabilità che ne derivano, cerco di gestire i tormenti del mio animo e le mie inquietudini come posso e sovente, lo devo ammettere, con grande difficoltà. Certo potrei accontentarmi di qualche spiegazione superficiale e scontata, potrei provare a parlare di me riferendomi a caratteristiche psicologiche ed emotive che credo di avere, ma dentro di me so che manca qualcosa, un riferimento importante, una capacità di rendermi conto dei miei meccanismi, come una bussola che mi indichi la rotta e che mi dica chi sono, cosa voglio veramente, come funziono, qual’è lo scopo della mia vita in questo preciso istante.

Potrei, come molti, non farmi domande e continuare a vivere senza troppi quesiti né troppi scrupoli, ma devo ammette che una voce insistente, all’interno di me, mi spinge a sapere, ad indagare e a comprendere e tutto cio’ perchè sento sinceramente che non vivo, che mi manca profondamente qualcosa, che se mi fermo ed esco dal frastuono del quotidiano mi assale una interiore tristezza, come una compagnia di sofferenza che non mi lascia mai.

Dove sono io nell’indaffarato muovermi dei miei giorni, delle mie responsabilità, delle mie relazioni e dei miei sentimenti?

Salto da una cosa all’altra come se scappassi da qualcuno e mi rifugio nel ritmo frenetico dell’esistenza per ripetermi che non ho il tempo di pensare a me. Eppure sento, straziante e vero, un grido interiore che mi invita al viaggio, un viaggio all’interno di me, nel profondo del mio Essere.

Di fatto non ho mai una impressione autentica e profonda di me, le mie impressioni sono superficiali e rapide, producono soltanto associazioni di superficie, sommarie, impulsive, senza radici, incapaci di lasciare un vero nucleo di coscienza nella mia memoria. E cosi vivo tante esperienze senza riuscire a trarre un reale insegnamento da quello che vedo e sperimento, direi che la mia sofferenza tante volte è inutile, poiché le cose non cambiano mai, non si trasformano, io non mi trasformo. Oh certo il tempo passa, ho nuove rughe sul viso e anche una maggiore stanchezza, ma a volte ho la sensazione che la maggior parte del tempo sia passato inutilmente senza che io abbia scoperto l’essenziale e dico questo perchè io non mi sento felice; è come se desiderassi una saggezza che ispira il mio cuore al di là dei sussulti della vita, ma non l’ho ancora trovata.

La mente non è mai ferma; non oso restare senza pensare, senza fare qualcosa, faccia a faccia col vuoto; non posso immaginare di trovarmi solo con me stesso in una solitudine che mi sembra spaventosa. Ho paura di stare da solo perchè ho paura di non essere, se non faccio a tutti i costi qualcosa o se non parlo con qualcuno, ho paura di non esistere. Mi sposto allora con ansia nella, continuità del conosciuto. Ho bisogno di muovermi fra le cose che conosco e che mi rassicurano; non voglio cambiare, non voglio provare, preferisco rimanere dove sono anche se sto male. Vado allora e unicamente , da qualcosa di noto a qualcos’altro di altrettanto noto, senza avere il coraggio di affrontare l’ignoto, quella parte di me che nascostamente vive al mio interno e della quale faccio fatica a sentire la voce.

Per soprravivere in questo mondo, emetto concetti e delibero su cosa sia giusto o non lo sia. Interpreto il mio spazio e le mie relazioni sulla base dei miei sogni e delle mie aspettattive.

Mi  innamoro di qualcuno e proietto su di lui quel mondo di desideri e fantasie che da tanto tempo coltivo; sono di fronte a lui, il cuore mi batte, ma in verità non lo vedo, non so chi sia e nemmeno sono veramente interessato  a conoscerlo. Voglio solo essere amato, ricevere attenzione e calore e non mi accorgo che anche lei, nello stesso identico istante, vuole la stessa cosa, ciascuno per sé, ciascuno da solo davanti all’altro, mai veramente in comunione.

In tutto questo vivere ,  mi ascolto e scrivo  qualcosa ,   che possa servire a me  e  a qualche altra anima.

Questa vibrazione sottile,  l’energia dell’Universo cosi' potente e forte, immensa e misericordiosa , mi sostiene e mi attrae;
 non so cosa sia esattamente, ho paura, non so dove dirigermi e come muovermi, ma una voce interiore mi dice di  guardare, di ascoltare, di cercare seriamente e veramente.
(  ilblogdellanima  )


L'ICEBERG ( ilblogdellanima@gmail.com)


 


La vita è in tanti momenti cosi' difficile ed incomprensibile che il nostro rapporto con l’esterno è un rapporto basato sul conflitto, sulla paura e sulla diffidenza; ciò che è fuori di noi viene percepito sovente come una minaccia, esso è fonte di angoscia e di pericolo.
Al tempo stesso ci accorgiamo di essere profondamente dipendenti proprio da quell’esterno che ci
fa tanta paura e che sovente ci delude.

Fin da piccoli impariamo quanto sia difficile vivere e fare esperienza, ci insegnano ad essere
diffidenti, a stare in guardia, ad allontanarci dai pericoli, a non fare fiducia, ad essere cauti, misurati e a non manifestare troppo i nostri sentimenti.
Accade allora che ciascuno costruisca una facciata socialmente accettabile e quanto più perfetta;
adottiamo le regole sociali e ci muoviamo sulla superficie della vita con lo scopo di essere accettati e rispettati, riconosciuti nel nostro valore e nelle nostre capacità, magari amati o almeno benvoluti.

Ma sotto a quella superficie che ci vede inconsapevolmente vivere, dietro a quella facciata che ci siamo
faticosamente costruiti e che strenuamente ci impegniamo a mantenere, vi è un mondo

interiore continuamente in subbuglio, un bailamme di pensieri e di emozioni, un tripudio

composto di sogni e velleità; vi è la parte sommersa del nostro iceberg personale, vi è il nostro

inconscio che registra e memorizza a nostra insaputa tutto quello che vive e che vede.

Sotto lo
strato della nostra superficiale percezione dei fatti, giace sonnecchiante un vulcano di rabbie e
frustrazioni, un ammasso di memorie dolorose sovente soffocate, ma mai sopite.
La parte di noi
che emerge e si manifesta è come la punta visibile di un iceberg, la parte sommersa invece è quella
più vasta e potente; anche se non la vediamo e ne ignoriamo il potere essa è solo nostra, essa ci appartiene completamente.
Riflettiamo sul fatto che viviamo un’intera esistenza conservando una percezione di NOI molto limitata e provvisoria.
Ci percepiamo come creature drammaticamente
isolate, siamo in un  deserto, senza accorgerci che è un deserto
molto popolato e cosi' non riusciamo mai a cogliere l’intimo e profondo legame che invece esiste fra
noi e il mondo, fra noi e l’ambiente, fra noi e i nostri simili.
Ciascuno ha di sé una visione rigidamente individualizzata e chiusa, ciascuno di noi pone se
stesso al centro del mondo e nello stesso tempo ha la netta sensazione che quello stesso mondo
non lo riconosca, non lo protegga e non lo ami.
(  ilblogdellanima )