Il Blog Dell' Anima ha detto:

Quando parliamo con qualcuno che si lamenta cerchiamo di abbandonarlo , non diamogli appoggio; essere con l'altro in uno stato di consapevolezza vuol dire alzare il livello di coscienza  per poi offrirglielo; il nostro ego non si deve mai agganciare all'ego dell'altro.

5 commenti:

  1. Fortunato chi ha la coscienza -
    Fortunato chi non ne ha -
    Sfortunato chi ne ha un briciolo
    Anche io comprendo te.

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  2. Parlare con qualcuno che si lamenta, non significa che ci dobbiamo identificare con il suo "corpo di dolore", non significa che il nostro ego si agganci automaticamente all'altro ego ! Si può parlare con qualcuno che si lamenta restando coscienti, restando presenti... senza immedesimarsi nel suo dolore... anzi è nostro compito, se ci riusciamo, far capire all'altro che lamentarsi e solo uno spreco di "energie" che dovrebbe essere usato in un modo più costruttivo.

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  3. identificarsi con qualcuno che si lamenta, porta a sentire il proprio dolore e quindi ad isolarsi o a cercare conforto altrui, e allora non si è più in grado di comprendere nessuno.

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  4. Caro Andrea
    quando qualcuno si lamenta, l'ultima cosa
    che dobbiamo fare e' proprio identificarci con l'altro. Dovremmo avere la coscienza e la forza orientate solo a osservare quello che accade e lasciare che i relativi corpi di dolore si sfoghino; noi non siamo il corpo di dolore , ma l'osservatore attento ( cio' non e' insensibilita' ma coscienza ). Certo che possiamo isolarci ma solamente quando diventiamo il nostro corpo di dolore perche' identificati in lui.
    grazie
    ilblogdellanima

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